Da quando ho visto giocare le nazionali di calcio a 5 per ciechi, mi sembra che il solito calcio sia troppo facile.
Da quando ho visto giocare le nazionali di sitting volley, mi sembra che la solita pallavolo sia troppo comoda.
Da quando ho visto nuotare gli atleti paralimpici, mi sembra che il solito nuoto sia troppo ristretto.
E da quando ho visto un intero podio di velociste azzurre trionfare nei 100mt alle Paralimpiadi, mi sembra che i soliti podi non abbiano ancora visto niente.
Se già adoro le Olimpiadi, che allargano il mondo calciocentrico a tanti altri meravigliosi sport di norma snobbati dai media, aver seguito con costanza queste ultime Paralimpiadi, con tutta la rabbia, la gioia, la fatica e i risultati proprio tipici dei “soliti sport”, mi dà l’illusione che prima o poi la diversità possa diventare davvero quel che dovrebbe: ovvero né patetica né eroica.
Normale.