“Grazie, grazie davvero. È stato un incontro nutriente.”

Questo mi ha detto il piccolo ma attento pubblico presente, a conclusione della presentazione del libro della mia amica scrittrice Rebecca Fabbroni, a cui avevo prestato pensieri e parole.
Quell’affermazione era condita da uno sguardo luminoso e da un sorriso di sollievo.

Nutriente.

E mi è venuto di pensare a quante volte invece io ho portato avanti conversazioni gentili con qualche brava persona e l’ho fatto però con un occhio e un orecchio, perché l’altro occhio e l’altro orecchio nel frattempo cercavano qualcosa di più interessante in giro. Ma mi dispiaceva dirlo.

A quante volte sento e ho sentito l’altro fuori scala, fuori tono, fuori fuoco rispetto a me.
Non sbagliato né cattivo, insomma; semplicemente incapace di sentire le mie stesse note, di percepire i miei stessi spazi, di distinguere i miei stessi contorni, per me così scontati, esposti qua di fronte.

Subito dopo ho anche avvertito il cazzotto nello stomaco. Quello di quando penso a quanto la sensazione di scollegamento dall’altro ogni volta mi sconforti, distendendo in me un deserto e rinnovando nella mia pancia la sensazione che non sarò capita mai, sul serio.
E senza avere nemmeno il sollievo che l’altro mi mostri tutto questo disamore per cattiveria o per ripicca.

Perché sarebbe almeno il segno di un’intesa il volerla fare a pezzi. Invece no.

Purtroppo spesso la realtà è meno drammaticamente romantica: niente furie di idee, niente scontro di grandi passioni, solamente finestrini affacciati su lati opposti di vita, letture del mondo al contrario, piccole disattenzioni che passano attraverso grandi lenti e rapidi scarti buttati di intimità.

Da cui il gran deserto. Se non piove comprensione da fuori, dentro il terreno si spacca, e due rami secchi non mi bastano a far compagnia.

Nutriente. Invece ieri queste persone mi, ci hanno detto che il nostro dialogo a tre voci, fatto di poesie, filosofi e letture, è stato per loro “nutriente”.

Amo la cura di chi ha scelto questo aggettivo. Di chi mi ha fatto sentire, forse, per un po’ davvero capita.

Forse dentro di me resterà ancora tanta sabbia silenziosa, insomma. Ma che bello sapere di aver portato almeno un temporale di passaggio in qualche cuore altrui.

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