Pescatori di uomini.
Ligi sulla terra al richiamo cadenzato del muezzin, cercano d’essere buoni praticanti pure in mare, per quanto almeno dà loro il tempo alla preghiera. Di sicuro non ne sanno nulla del capitolo 5 del Vangelo di Luca.
Eppure.
Pescatori di uomini.
Mani abbrustolite e spaccate dal sale, occhi spremuti di sforzo e di buio, infilati fra le onde di questa notte che sta per finire, guardano oltre, come solo i pescatori sanno fare.
La pesca è stata abbondante? È tempo di rientrare?
Di botto, non importa più.
Perché a saltare fuori dall’acqua ora sono mani, non pinne. E a brillare a pelo d’acqua è il terrore degli occhi, non le squame.
E così si sono ritrovati a esserlo, davvero.
Pescatori di uomini.
Sono più cristiani di quei potenti che usano la religione per bigiotteria, ma loro non lo sanno.
Non hanno meriti: ubbidiscono a un richiamo semplice e antico, fatto di una necessità che non si discute. La necessità umana e pulita dei mestieri sfinenti, dove ancora si ignora la lusinga dei discorsi ma si seguono fino in fondo pochi principi chiari e inamovibili.
Ad esempio: se c’è qualcuno in mare lo si salva. Punto. Senza richiesta di documenti, del motivo del viaggio o di una lingua comune.
Pescatori di uomini, son diventati.
E hanno fatto una pesca abbondante, da strappare le reti: là braccia di un adolescente al suo primo mare, lì occhi di una ragazza vuota, là il pianto di un neonato retto dalle spalle ferite di suo padre.
Nell’ennesima notte oscura dei nostri tempi, quelle braccia di pescatori dai movimenti precisi e ritmati, esperti di sardine e di sgombri, hanno tirato su corpi e illusioni, miraggi e vestiti inzuppati, paure e pestaggi.
Salvando un po’ di ciò che siamo stati, salvando un po’ di quella pietà che non va più di moda, salvando più di un uomo, che è già come salvare il mondo intero.
Questo, però, non lo dice il Vangelo, lo dice il Talmud, pensa te.
Questi semplici pescatori, usciti ieri notte a fare il duro lavoro di sempre, in una notte sono riusciti con la loro azione a ridare unità ai tre monoteismi.
Nel frattempo, molti di noi diventavano di nuovo esche a proclami sbavanti odio e disprezzo. E 150 persone diventavano esche per il mare più blu.
Alcuni articoli per approfondire ciò a cui faccio riferimento:
– https://openmigration.org/analisi/i-pescatori-tunisini-che-danno-sepoltura-ai-migranti-senza-nome/
– https://www.meltingpot.org/2019/08/tra-i-migranti-di-zarzis-salvati-dai-pescatori-e-sfruttati-dalledilizia-la-carovana-europezarzisafrique-arriva-alla-frontiera-con-tre-progetti-di-azione-dal-basso/
– https://www.adnkronos.com/migranti-pescatore-lampedusa-ne-salva-24-quale-eroe-denunciato-ma-lo-rifarei-mille-volte_3xMfpw7934eSjADAbHTHud?refresh_ce
– https://www.open.online/2019/07/27/giarratano-la-famiglia-di-pescatori-che-ha-salvato-i-migranti-nessun-marinaio-si-tirera-mai-indietro/