Il disagiato porta con sé l’ombrello sempre, tranne l’unico giorno che all’improvviso piove, si veste leggero quando a scuola si rompe il riscaldamento, si mette a stampare mille fotocopie ma il toner finisce, preciso, appena prima dell’ultima.
Il disagiato arriva in anticipo alla fermata e il bus passa mezz’ora dopo, allora arriva in orario alla fermata ma il bus è passato in anticipo.
Il disagiato va al ristorante, sceglie una portata, ed è l’unica finita, ordina una pizza e gliene arriva un’altra, si toglie un orecchino in bagno e questo, con un rimbalzo imprevedibile, finisce dritto nello scarico.
Il disagiato lavora al primo piano quando funziona il riscaldamento al piano terra e lavora al piano terra quando funziona il riscaldamento al primo piano, scrive un pezzo che gli piace un sacco ma gli si blocca il computer e perde tutto, allora impara a mettere tutto sull’hard disk esterno e gli si rompe pure quello.
Il disagiato si sforza di fare sempre tutto al meglio, ma sbaglia di sicuro l’unica volta in cui c’è il capo di passaggio.
Il disagiato fa un esame medico e glielo perdono, ordina un libro che risulta disponibile ma in libreria non lo trovano, si fa un vaccino e tutti lo salutano con decise pacche sopra il braccio.
Il disagiato rimane attaccato con la maglia alle maniglie, urta debolmente un soprammobile che però fa cadere tutti gli altri, paga un thè alla macchinetta e riceve in cambio un bicchierino pieno di acqua calda.
Il disagiato entra sotto la doccia e la caldaia si inceppa, picchia in un tavolino e gli si strappano i pantaloni, si impegna a portare avanti un progetto e chi l’ha invitato a farlo poi lo molla e sparisce.
Il disagiato impiega un sacco di tempo a progettare presentazioni e lavori che non avrà tempo di esporre perché non hanno scaricato la sua presentazione sul computer, o il computer non funziona, o se funziona non si collega la pennina, o se si collega la pennina non funziona lo scorrimento del cursore sullo schermo.
Il disagiato organizza coincidenze che perderà, perché la sua è l’unica Freccia a fare un ritardo incredibile, si ammala prima del giorno a cui tanto teneva, va alla fermata dell’autobus e scopre che ne hanno soppresse tre intorno, compresa la sua, per un tempo immemore ma imprecisato.
Il disagiato si fida di gente che invece di promuovere il suo lavoro lo ostacola, e nemmeno in malafede, ma per noncuranza.
Il disagiato ha venti euro in tasca perché sa di pagare col bancomat ma quando tocca a lui il POS decide di smettere di funzionare, allora va a prendere i soldi in banca ma ritarda quel poco che gli fa perdere il bus.
Il disagiato ha le mestruazioni l’unico giorno che proprio non doveva averle, prende il sacchetto dell’umido in mano e gli si sfascia, si perde, per l’audio disturbato, l’unico momento durante una riunione in cui gli viene fatto un complimento.
Il disagiato lo sa che i disagiati sono tanti, ma sa anche che alcuni lo sono un po’ di più.
Il disagiato non sa se questa sua dote è ereditaria o personale, se è contagiosa o si attacca solo a lui. Il disagiato è rassegnato, non crede ormai di poter guarire, perché sa che disagiati si nasce.
E io, modestamente, lo nacqui.