ALBEROBELLO
Ad Alberobello l’elemento che mi ha colpito di più è stata senza dubbio la bambina di sette o otto anni che, con grande serietà e naturalezza, di fronte a una chiesa barocca, ha chiesto alla sua mamma se poi è vero che l’Iva finisce nella Zecca di Stato.
Lo so, lo so. Lo so che non è certo questa l’attrazione principale di Alberobello! Lo so benissimo che sono ben altri i punti d’attrazione, ovvero i gruppetti di influencer de noattri che monopolizzano gli angoli più cool e le stradine più tipiche per farsi 8732 scatti a testa, con tutta la naturalezza di chi passa lì otto ore (ma per caso.) Comunque ero stanca e mi sono messa a fissarle, e alla fine ce l’ho fatta a farle allontanare, eh! Ottenendo la foto del vialetto in mezzo ai trulli, e senza esseri umani. Al massimo col gatto.

OSTUNI
A Ostuni ho capito che hanno dei problemi con la meteorologia. O meglio, che le preghiere ai santi e la devozione popolare si basano prevalentemente su richieste bernacchiane. Ad esempio: hai bisogno di piogge fresche e abbondanti? Non c’è problema, prega San Vito! Ti serve invece solo una pioggerella, ma vuoi tenere lontani temporali e fulmini? Allora perfetto, Sant’Irene è quella che fa per te! Che poi Sant’Irene un tempo era la boss in zona, fra Ostuni e Lecce. Almeno finché non è stata bellamente rimpiazzata, poverina! Da chi? Da Sant’Oronzo!
E qui, c’è poco da aggiungere.

LOCOROTONDO
A Locorotondo ho capito che i paesini piccoli e bellini hanno sempre due grandi passioni: lo sparpagliamento globale di manifesti funebri e la fissa per i nomi improbabili.
Ora, dico io, se già hai un cognome che non è proprio il massimo, tipo “Tagliente”, come la vai a chiamare la figliola? Figliola che è diventata una signora molto anziana e che, alla sua dipartita, si dimostra molto amata dalla collettività, per carità…ma con un nome! Palma. Palma Tagliente.
Vi giuro che è vero. E non voglio sapere come si chiamava il fratello.

VILLAGGIO VACANZE
Nella pausa marinara fra le peregrinazioni salentine, ho sperimentato poi la vita del Villaggio, e ho capito che c’è qualcosa che lo unisce all’India.
Anche nel villaggio vacanze, infatti, vaghi per giorni consapevole che certe cose te le puoi permettere e altre no, spaesato su cosa il tuo magico braccialetto colorato potrà farti acquistare senza pagare (perché già compreso nel pacchetto) e cosa no, perché sei sempre uno dei povery, in fondo. Insomma, al villaggio sperimenti delle piccole caste fai da te, dove impera il sommo braccialetto nero, se la cava quello rosso e il povero sfigato col giallo è il paria della costa.

LECCE
Tralasciando l’immensa bellezza della città, mi viene da ridere a pensare alla tradizione incessante di accoglienza che lì trovi dipinta e impressa nei monumenti e sulle coste, in ogni dove, oltre che nelle voci di chi racconta e ama la sua terra. Accoglienza che parte dagli ebrei, fino ad arrivare a slavi vari, albanesi e ancora oltre. Mi scappa da ridere perché tutti loro non si sono ancora accorti di quanto tutto ciò possa far male, di quanto la loro identità sia irrimediabilmente compromessa e alterata da queste infiltrazioni straniere! Sono strani, eh. O no?

GROTTE MARINE
Osservando le meravigliose grotte marine nella costa fra Castro e Santa Cesarea Terme, il simpatico biologo marino nonché guida ci ha fatto notare quanto alcune aperture assomigliassero “al piccione”. Al loro piccione.
Non c’entra niente Povia, no, ma non è nemmeno nulla di romantico come credevamo. Tutt’altro. È qualcosa che in Toscana non siamo proprio abituati a chiamare al maschile, eppure ai maschi (tendenzialmente) piace. Indovinato? Guardate che vi vedo a googlare la risposta!
Ah, lì ho anche scoperto dov’è il punto più a ovest d’Italia, annunciato con la fierezza degli abitanti. Che è un po’ come la fierezza di chi rivendica il punto più centrale dell’Italia, tanto decantato a Rieti. Ho visto pure quello, lo ammetto. Ma questa è un’altra storia…

ALTAMURA
Ad Altamura sono arrivata seguendo l’odore morbido e caldo del pane appena sfornato. Ma lì non è stato l’olfatto il senso più sollecitato, con mia grande sorpresa. Bensì l’udito. Ho imparato che ad Altamura si comunica qualunque cosa col clacson della macchina: un saluto complesso, un “bada chie!”, un “c’ero prima io”, un accidenti semplice e composito, un apprezzamento, un “ma come sta la mamma?” o un “t’ho visto con lei, ieri!” o “a che ora torni stasera?”, eccetera eccetera.
Attendo ora con ansia una specie di braille sonoro per turisti, che spieghi in maniera rapida ed efficace cosa si stanno dicendo intorno a noi gli abitanti del luogo. E ci dia la conseguente libertà di clacson.

MATERA
Sì, è vero. Per quanto sia scarsa in geografia, anch’io so che Matera non è in Puglia, come il resto del tour…ma come fai a non citarla?
A parte la sua meraviglia traboccante e la ripidità estenuante, c’è una cosa che nel saliscendi perpetuo e infinito di vicoli, scalette, salite e piazzette della città senza fine mi è apparso chiaro: Borges, prima di scrivere tutti i suoi racconti, dev’essere senza dubbio passato da lì.

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