La vita è come uno spettacolo di fuochi d’artificio.
Pensava, affacciata alla terrazza, mentre le luci le esplodevano negli occhi.
C’è l’attesa prima dell’inizio, i bisbigli, le aspettative, il fiato sospeso, il silenzio.
Il silenzio.
Poi, all’improvviso, lo spettacolo comincia!
Ci sono i fuochi semplici, sempre gli stessi.
Tappe forse scontate ma, proprio per questo, adatte a sorreggere gli inizi.
Insomma, di quelli che se mancassero, te ne accorgeresti.
Ci sono invece i fuochi inaspettati e splendenti, di quelli così meravigliosi che quando ne capita uno hai subito la voglia di vederne un altro e insieme la speranza che non accada troppo presto.
Ci sono fuochi timidi e sobri, a bassa altezza, quelli che bisogna essere vicini per vederli bene, e solo chi ha lo sguardo attento può apprezzare.
Ci sono invece i fuochi che spiccano altissimi nel cielo e col loro brillare illuminano tutto quanto; di fronte ai quali, per quanto tu voglia, non puoi rimanere indifferente, ma che ti si conficcano dentro, vividi, più a lungo di quanto crederesti, anche quando si sono ormai ridotti a una secca orma di fumo.
Ci sono poi i fuochi che partono con gran rumore, che si annunciano con un bagliore forte mentre salgono su, sempre più su e una volta in cima, poi…non ne resta nulla.
Piccoli, tristi, deludendo spariscono subito, incapaci di sopportare gli sguardi e l’altezza.
Ci sono fuochi che sembrano ovvi, banali, e invece, se hai solo la pazienza di aspettare, crescendo si mostrano ancora e ancora, in un continuo cangiare di colori che li rende sempre nuovi e piú belli.
Ci sono fuochi d’altro canto che, pur belli, sembrano in un modo alla loro partenza e in quel preciso modo rimangono, fino alla fine, senza sorprese.
Ci sono fuochi eleganti e maestosi, rapidi e capricciosi, buffi e colorati.
Fra un fuoco d’artificio e l’altro ci sono poi, inevitabili, i momenti di silenzio.
Quando non sai da che parte guardare, dove c’è l’attesa del futuro e insieme il rimpianto di ciò che è già passato.
Momenti brevi o lunghi che preludono a un cambio di passo, a svolte inevitabili nello spettacolo.
Momenti necessari per apprezzare le nuove luci e i colori che verranno, e nel contempo per imprimere negli occhi e nel cuore ciò che è stato.
D’improvviso arriva poi, roboante e superba, la grancassa!
Con la sua caleidoscopica meraviglia, la sua intrepida irruenza e quella vitalità scoppiettante che è consapevolezza piena delle proprie forze, oltre che preludio alla fine.
Alla fine – che c’è sempre – i tre colpi ben distinti, senza più luce, si fanno sentire nel buio perfettamente.
Senza scampo.
Silenzio, di nuovo.
E lo spettacolo è concluso.
Ci sarà chi batte le mani, chi lo fischierà.
Chi dirà di aver visto spettacoli migliori e se ne andrà scornato, e chi preso dall’entusiasmo vorrebbe rivedere tutto subito, di nuovo. Chi avrà polemizzato su ogni lancio e vorrebbe insegnargli lui come si fa, e chi invece, stupito, non si sarebbe potuto neanche immaginare tanto.
In ogni caso, per tutto quel tempo i più se ne saranno stati comodi e immobili, da soli o in compagnia, in piedi oppure seduti, comunque solo presi a osservare. Al massimo, si saranno impegnati a guardare in su, a differenza del solito, ma come minima pausa a ben più seri pensieri.
Solo pochi, pochissimi, avranno affrontato il rischio e l’emozione di sceglierli e lanciarli quei fuochi, per vederli scoppiare alti, più alti, nel cielo.
La vita è come uno spettacolo di fuochi d’artificio.
Pensava, affacciata alla terrazza.
E sta a ognuno decidere che farci, con quello spettacolo che ci ritroviamo davanti agli occhi e fra le mani.
Chissà se il suo, una volta tornato il silenzio, l’avrebbe applaudito.