Due o tre cose su di me

Due o tre cose su di me

Come mi disegnano

Come sono

Amo le storie fin da bambina, quando me le leggevano per farmi addormentare. E fin da bambina sono curiosa di tutto: come dicono i miei, sono rimasta “nella fase dei perché”.

Crescendo, mi sono imbattuta nel pensiero largo dei filosofi e nelle mani colorate degli artisti, e mi sono innamorata di entrambi questi mondi. Forse è per questo che mi sono ritrovata a studiare filosofia e a immaginare storie: per mantenere vivo lo stupore delle cose.

Passata dalla bellezza piccola delle colline toscane in cui sono nata a quella Grande della Capitale, è lì che un bel giorno ho trovato chi ha creduto in me e nella mia immaginazione, ed è proprio lì che, come d’incanto, la mia prima storia è diventata realtà.

Poi, incredibile a dirsi, è accaduto lo stesso per la seconda. Per la terza. Per la quarta.
E ora, chissà.

Quando sono finita ad abitare il magico mondo degli studenti di liceo, ho capito che mi piace discutere con loro tanto quanto coccolare il mio gatto (e viceversa), e che se per sopravvivere bastano pane e companatico, per vivere ho bisogno senza dubbio di viaggi, arte, spettacoli e letture.

Nel multiforme e imprevedibile mondo della scuola (e della disabilità) ho imparato solo piccolezze: tipo che per capire la totalità bisogna frequentare il confine e per capire l’uniformità bisogna frequentare la differenza.

Spero ancora di riuscire a crescere senza diventare grande, ravvivando sempre in me lo scoppiettio dell’entusiasmo e il privilegio della leggerezza. Nel frattempo, continuo a cercare le costellazioni nel cielo e sulla terra qualcosa da imparare ogni giorno.